Il 18 luglio 2024, il Gen. Alessandro Gentili, Vice Presidente per l’Arma dei Carabinieri, in rappresentanza del Presidente Nazionale dell’ANCFARGL, Gen. CA Enrico PINO, ha preso parte alla solenne celebrazione dell’80° anniversario della liberazione della città di Ancona, nelle tradizionali due fasi di Porta S. Stefano e quindi al Monumento della Resistenza, alla presenza anche di autorità di governo, consolari, politiche e militari della Repubblica di Polonia. Nella circostanza è stato pure rivolto pubblicamente un beneaugurante saluto all’Ambasciatore Alessandro Cortese de Bosis, nostro Presidente emerito.
Fra le manifestazioni collegate alla ricorrenza dell’ottantesimo anniversario della Liberazione di Ancona, l’Istituto della memoria nazionale polacco (INP) ha anche organizzato una mostra che racconta non solo la cronaca della Seconda Guerra Mondiale, ma anche le storie personali di ufficiali e soldati, le loro vite, speranze e lotte. E’ stata infatti inaugurata sabato 19 luglio 2024 alle ore 11:00, nel chiostro della Basilica di San Nicola a Tolentino, la mostra storico-iconografica “I sentieri della speranza – l’odissea della libertà” , alla presenza di alcuni rappresentanti della diplomazia polacca in Italia, dei Polovers e dell’Ambasciatore emerito della Repubblica di Polonia Anna Maria Anders , figlia del Tenente Generale Wladyslaw Anders, comandante del 2° Corpo Polacco. “L’esposizione ripercorre la storia del 2° Corpo Polacco, il suo determinante contributo nella Campagna d’Italia e la sua funzione di catalizzatore di speranza per un’Italia e un’Europa davvero libere e democratiche, spiegano i promotori. Lo scopo del progetto è testimoniare il contributo delle forze armate polacche durante la Seconda Guerra Mondiale e il destino dei civili polacchi sparsi in tutto il mondo”:
Erano 55mila. Quando nell’estate del 1944 risalirono combattendo tutta la Val di Chienti per strapparla ai nazisti pensavano fossero inglesi, per via delle loro uniformi. Poi finalmente, i nostri nonni li accolsero festosi entrare portando l’agognata libertà a Civitanova Marche, Montecosaro, Morrovalle, Corridonia, Loro Piceno, Macerata e Tolentino. Non potevano immaginare quali immani sofferenze avessero passato, quei bei ragazzi sorridenti, alti e biondi, educati e sempre gentili con la popolazione locale.
Distruggevano sotto i cingoli dei loro carri armati le bandiere con la svastica ma non amavano veder sventolare quelle con la stella rossa dei partigiani comunisti, perché avevano provato sulla propria pelle la barbarie di entrambi quei regimi totalitari. I loro ufficiali furono sterminati a Katyn e loro furono deportati in massa nella terra inumana. Fortunatamente, insieme a oltre 150mila profughi civili salvati da morte certa (comprese donne, bambini e anziani, di cui oltre 6.000 ebrei), ne trovarono scampo a seguito della sigla dell’accordo Sikorski-Mayski nel 1941, una volta arruolati volontari nell’armata della speranza del Generale Władysław Anders.
Dopo la spartizione a tavolino e l’invasione congiunta della Polonia fra Hitler e Stalin (il Patto Molotov-Ribentropp siglato il 23 agosto 1939 dai rispettivi ministri degli esteri, stabiliva il vincolo di non aggressione reciproca e un protocollo segreto per la divisione della Polonia fra Germania e Unione Sovietica) ci furono addirittura una serie di incontri più o meno segreti fra le due polizie politiche, la terribile Gestapo nazista di Himmler e la spietatissima NKVD sovietica di Beria, per pianificare a tavolino le politiche di eliminazione di massa in Polonia.
6 milioni di polacchi morirono nei campi di sterminio nazisti, ma ancora troppo pochi sanno che altri 1,5 milioni di polacchi furono deportati nei gulag sovietici, i non meno temibili “campi di lavoro” russi. Moltissimi morirono di fame, di stenti o di tifo e per le atroci sofferenze del duro lavoro forzato, quando non vittime di repressione con esecuzioni sommarie ed altre barbarie commesse dai russi nei lager siberiani.
Nonostante ciò, dopo un’epopea di oltre 12 mila chilometri che ricorda quella del popolo di Mosé per raggiungere la terra promessa (…la loro amata patria!), furono i soldati polacchi sbarcati in Italia dopo l’addestramento in medio oriente a combattere strenuamente fino a morire “per la nostra e la vostra libertà” a Montecassino, Piedimonte San Germano, Acquafondata, dando tutti sé stessi per conquistare la strada che apriva agli alleati la porte di Roma.
La celebre canzone “Czerwone maki” ricorda appunto come i papaveri che crescevano ai piedi dell’abbazia benedettina fossero rossi del sangue dei tantissimi soldati caduti nella terribile battaglia vinta il 18 maggio 1944, impresa che non era riuscita a nessuno degli eserciti alleati.
Poi ad Anders fu assegnato il comando di tutto il settore adriatico dell’Italia centrale, in testa all’Ottava Armata inglese. Insieme alle truppe dei patrioti italiani dell’esercito regolare ricostituito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 – il CIL, Corpo Italiano di Liberazione guidato dal Generale Umberto Utili (composto dalla Divisione Paracadutisti “Nembo” oltre alla 1a e 2a brigata con il 3° Reggimento Alpini, il 4° Reggimento Bersaglieri, il IV e V Gruppo Artiglieria Alpina, il 68° Reggimento Fanteria Legnano, il Reggimento “San Marco” della Marina Militare, il IX Reparto d’Assalto) liberarono tutte le principali città costiere e dell’entroterra (compresa la città natale di Mussolini, Predappio), fino all’ingresso vittorioso in Bologna il 21 aprile 1945.
Nelle Marche, si sacrificarono battendosi casa per casa insieme ai parà della Nembo nella battaglia di Filottrano e nelle altre per la presa di Ancona, strappata ai nazisti il 18 luglio 1944: oggi 1.117 corpi dei caduti in questi sanguinosi scontri riposano nel bellissimo Cimitero Militare Polacco che sorge ai piedi della Santa Casa di Loreto (che pure salvarono il 1 luglio 1944 da un incendio divampato a seguito dell’attacco aereo tedesco con bombe incendiarie). A questi straordinari ragazzi e ragazze (oltre 1500 furono le ausiliarie del 2° Corpo) i Polovers (gli innamorati di Polonia) hanno dedicato a Loreto e Ancona l’edizione 2024 dei Polovers Days, le giornate dell’amicizia italo-polacca, che l’anno scorso si tennero a Macerata.
In memoria dell’eroica e al tempo stesso tragica vicenda di quegli stessi giovani patrioti, i Polovers promuovono ora la mostra storico-iconografica “I sentieri della speranza – l’odissea della libertà” curata da IPN Istituto della Memoria Nazionale polacco, che ripercorre la storia del 2° Corpo, il suo determinante contributo nella Campagna d’Italia e la sua funzione di catalizzatore di speranza per un’Italia e un’Europa davvero libere e democratiche. La mostra offre uno sguardo approfondito sugli eventi, le battaglie e i sacrifici dei soldati polacchi traditi dagli alleati alla conferenza di Yalta, attraverso fotografie, documenti e testimonianze. Narra non solo la cronaca della guerra, ma anche le storie personali di ufficiali e soldati, le loro lotte e le loro speranze. È un omaggio sentito a chi ha combattuto per un futuro migliore vedendo tradite le sue speranze e un’opportunità per riflettere profondamente sul senso di valori quali pluralismo, inclusione, libertà e democrazia che oggi diamo per scontati.
Il 18 maggio scorso la mostra è stata presentata nel chiostro dell’Abbazia benedettina di Montecassino in occasione delle commemorazioni ufficiali con i presidenti della repubblica italiana e polacca Sergio Mattarella e Andrzej Duda, mentre solo pochi giorni fa, la stessa mostra – curata da IPN Istituto della Memoria Nazionale – era a Londra con il suo Presidente Karol Nawrocki.
I Polovers e l’ANCR Associazione Nazionale Combattenti e Reduci Macerata la hanno poi portata nel meraviglioso chiostro trecentesco della Basilica di San Nicola da Tolentino .
All’inaugurazione del 19 luglio, presente pure il Generale Gentili, è intervenuta la Dott.ssa Anna Maria Anders, figlia del Generale eroe nazionale polacco, insieme ai rappresentanti dell’IPN e della diplomazia polacca in Italia, compresa la Console Onoraria di Polonia in Ancona figlia di un ufficiale del 2° Corpo.